Giu 092021
 

Le Periferie: c’è chi vuole metterle al centro dell’attenzione e chi non ne vuole sentire parlare.
Comunque sia, rimangono un problema strutturalmente irrisolto. Proviamo a chiarire?
(“a Scuola di Periferie 2021” – Mercoledì 9 giugno, ore 21 – collegamento Zoom)

Si fa presto a parlare di Periferie, magari non conoscendole o anche disconoscendole. Infatti, se, da una parte, c’è chi vuole metterle al centro dell’attenzione e dell’azione politica cittadina, dall’altra parte, c’è anche chi non ne vorrebbe più sentire parlare: potremmo definirle posizioni contrastanti ma, per certi aspetti, chiare.

CONTRADDIZIONE – Invece, c’è anche chi fa il Gruppo di lavoro per le periferie, ma non vuole che le si chiamino periferie: questa sembra essere, peraltro nel rispetto dell’impegno di ciascuno, una contraddizione in termini. Ma, d’altra parte, già il Massachusetts Institute of Technology di Boston ha censito l’utilizzo di almeno duecento diverse accezioni del termine “periferia”, talvolta contraddittorie. Appunto, contraddittorie. Ed è certo anche per questo che le periferie, in particolare quelle “urbane”, continuano a rimanere un tema strutturalmente irrisolto.
Poi, c’è anche stato chi, a seguito dell’istituzione della Città metropolitana di Milano, ha ritenuto che, allargandosi il perimetro territoriale di riferimento, anche le periferie si sarebbero conseguentemente spostate verso in confini della nuova realtà istituzionale, che poi sono quelli della vecchia Provincia di Milano con i suoi 133 Comuni, Milano compreso. Invece, come anche riportato dalle recenti cronache cittadine, dove c’erano i problemi, i problemi sono rimasti tali e quali, se non addirittura più gravi.

PERIFERIE URBANE – In oltre tre lustri di attività, Consulta Periferie Milano ha tra l’altro promosso decine di incontri con la partecipazione dei vari Assessori del Comune di Milano che, generalmente, hanno evidenziato il loro limite operativo ad occuparsi strutturalmente della nostra città oltre la circonvallazione 90/91. Chi, invece, pensava di riuscire a farlo, si è magari intestato qualche fiore all’occhiello in un’ampia distesa che, per l’aspetto amministrativo, è rimasta deserta.
D’altra parte, «l’assenza di un’organizzazione amministrativa adeguata» è una delle due caratteristiche salienti delle periferie delle grandi città, come evidenziato dal Libro bianco sulla governance europea (Commissione Europea 2001). La seconda è la «mancanza di identità», ma su questo aspetto ritorneremo con la presentazione del “Centenario degli Antichi Comuni Milanesi 1923-2023”.

ORGANIZZAZIONE – Invece, in merito all’assenza di un’organizzazione amministrativa adeguata, a Milano la vicenda prese le mosse nel 1923, quando gli allora Comuni autonomi di Affori, Baggio, Chiaravalle Milanese, Gorla-Precotto, Greco Milanese, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino vennero aggregati a Milano e «le amministrazioni dei cessati undici Comuni suddetti sono conseguentemente assunte dal Comune di Milano» (Comunicato del Comune di Milano, 14 dicembre 1923).
Per ripristinare la situazione, nel 1968 venne introdotto il Decentramento con l’istituzione dei “Consigli di Zona” (inizialmente 20, ridotti a 9 nel 1999) che, però, in questi cinquant’anni sono rimasti sostanzialmente lettera morta. Infatti, una stratificazione politico-burocratica ha bloccato l’applicazione di due regolamenti di attuazione (1977 e 1997) e lo stesso vale per i “Municipi” che nel 2016 hanno surrogato i Consigli di Zona.
Da cent’anni, quindi, ogni decisione che riguarda la “periferia urbana” della nostra città viene presa (o non presa) da Palazzo Marino. Infatti, i Municipi non hanno neppure il banale potere di «installare quella telecamera dietro alla scuola King, proprio accanto al boscaccio, richiesta due anni fa dal Municipio dopo infiniti sopralluoghi e mai arrivata» (Enrico Fedreghini, Assessore Municipio 8), che forse avrebbe evitato che una donna, un pomeriggio a passeggio con il suo cane, venisse violentata al Monte Stella.
E tale fatto ha riproposto, drammaticamente, la palese inadeguatezza dell’organizzazione Comunale, dove “l’attrezzatura culturale e tecnica di chi amministra le città è rimasta la stessa, con le sue settorialità, con le sue piante organiche, le sue strutture formate da competenze separate” (Alessandro Balducci, già Prorettore del Politecnico ed Assessore all’Urbanistica del Comune di Milano, “Il governo della città complessa”, 2018).

CAMBIAMENTO – In tal senso, Stefano Ferri, Direttore del mensile Milanosud, nella circostanza dello stanziamento di 10 milioni di euro da parte di Fondazione Cariplo per il progetto Lacittàintorno, osservò: «progetti encomiabili e auspicabili, che non tengono però conto di un problema fondamentale, la cui soluzione non può essere ancora rimandata: l’incredibile lentezza della macchina comunale (…). Problemi endemici, che nelle periferie vengono amplificati, assumendo dimensioni insopportabili, che impediscono alla vitalità del tessuto sociale di esprimersi come potrebbe. Spesso, addirittura, rischiano di rovinare quanto di buono è stato fatto e generare sfiducia» (“Milanosud”, 10/2017).
Certo, non sappiamo cosa sarebbe accaduto se gli Antichi Comuni di Affori o Niguarda, di Baggio o Lambrate non fossero stati aggregati a Milano nel 1923 e fossero rimasti Comuni autonomi, come Settimo Milanese o Segrate, Rozzano o Bresso. Peraltro, è indispensabile cambiare, restituendo poteri adeguati ai territori degli Antichi Comuni, analoghi a quelli dei comuni limitrofi.

CONFRONTO – Allora, conviene esaminare, approfondire e comprendere la situazione, altrimenti, le pur legittime posizioni, anche divergenti, se non trovano un terrreno di confronto, invece di essere un arricchimento e, quindi, parte della soluzione, continueranno a rimanere parte del problema, irrisolto.
Quindi, anche in un’ottica di Città metropolitana, peraltro più evocata che conosciuta, proviamo a confrontare le condizioni operative del Presidente del Municipio 9 (182.000 residenti su un territorio di 24 Km², comprendente gli Antichi Comuni di Affori e Niguarda) con quelle del suo dirimpettaio, il Sindaco di Bresso (26.000 residenti su un territorio di 3,4 Km²).

Approfondiamo il tema nell’ambito dell’8° incontro del Ciclo “a Scuola di Periferie 2021”:

Mercoledì 9 giugno 2021 – ore 21
“Periferie: Municipi o Comuni? (per un’Amministrazione vicina alle Periferie)”
(collegamento Zoom).

Intervengono:

  • Arianna Censi, Vicesindaca Città metropolitana di Milano
  • Simone Cairo, Sindaco di Bresso
  • Giuseppe Lardieri, Presidente Municipio 9
  • Roberta Osculati (Presidente Commissione Periferie del Consiglio comunale di Milano)

DECALOGO – Intanto, rammentiamo i punti salienti del Decalogo “dalle Periferie, per Ripartire”: 1. Decentramento e Municipi, 2. Partecipazione e “progettazione partecipata”, 3. Comunicazione delle tante iniziative gratuite promosse in periferia da enti ed associazioni, 4. “Rinnovo” concessioni e locazioni di locali di proprietà pubblica, 5. Cosap (Tassa occupazione suolo pubblico), 6. Valorizzazione delle realtà culturali amatoriali e bandi, 7. SIAE, 8. Palestre nuove scuole, 9. Case popolari, 10. City School.
Perché avendo una visione complessiva, è necessario introdurre cambiamenti puntuali. Perché le Periferie non rimangano solo “buone intenzioni”.
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“a Scuola di Periferie 2021” – Ciclo di incontri (1° e 2° Mercoledì del mese, 10 febbraio-9 giugno e 8 settembre-10 novembre, ore 21) per approfondire e programmare le modalità per una “ripartenza” che risolva le contraddittorie problematiche anche normativo-organizzative, a partire dal Decalogo “dalle Periferie, per Ripartire”.

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