Set 252013
 

Potrà sembrare strano, ma a Milano – capitale industriale, ieri, e del terziario avanzato, forse ancora oggi – una vera fattoria la trovi a quattro passi dal Duomo, in periferia.  Infatti, nella nostra città esiste una realtà “agricola” di un certo rilievo, con una superficie coltivata di circa 3000 ettari (il 17% del territorio cittadino) da una settantina di aziende ad indirizzo cerealicolo, zootecnico e florovivaistico.

Ma i milanesi lo sanno? Le risposte ad un’indagine condotta da “CPMdati”, sono state le seguenti:

1. Qual è la percentuale di territorio coltivata?
Il 13% degli intervistati ha risposto meno del 5%, mentre il 35% ha risposto meno del 10%. Invece, secondo il 38% la superficie coltivata si attesterebbe tra il 10 ed il 20%.

2. Quante aziende agricole ci sono?
Ad un 13% di intervistati che risponde “non so”, se ne affianca un 45% che risponde “meno di 20”, mentre un altro 25% risponde “meno di 50”. Quindi, solo il 17% degli intervistati ha la “percezione” – poiché di vera conoscenza non si tratta – che le aziende agricole siano più di 50.

Risposte che non devono sorprenderci, che fanno parte di una “cultura” dove da sempre la campagna è stata vista come un luogo “vuoto”, in attesa di un utilizzo diverso, di solito il “mattone”.

E i giovani? A Milano i giovani che esercitano l’impegnativo lavoro agricolo sono una piccola pattuglia. Ma che cosa chiedono in particolare all’Amministrazione comunale? Renato, giovane ingegnere dedicato all’agricoltura in quel di Cavriano, est di Milano, e Paolo, che gestisce la Cascina Caldera nel Parco delle Cave, ovest di Milano, non hanno dubbi: ogni impresa ha la necessità di avere stabilità per poter investire e la terra richiede investimenti di lungo periodo.

A Milano, il Comune è proprietario di aree e cascine agricole. Allora, per dare una possibilità concreta ai giovani agricoltori, è necessario assicurare dei contratti d’affitto di lunga durata, che consentano di uscire dall’attuale precariato, senza prospettive per il futuro.

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