Mag 252020
 

«La burocrazia ci ammazza» lamentò il Sindaco Sala lo scorso 8 giugno 2019 (Colazione con il Sindaco – Cascina Linterno). Qualche anno prima, 13 giugno 2013, anche il Sindaco Pisapia focalizzò il tema: «Non abbiamo valutato che la priorità forse era quella di vincere e sconfiggere la burocrazia» (Assemblea Coordinamento Comitati Milanesi – Figino).
Ora, “nulla sarà come prima” è ormai è diventato il mantra nella prospettiva del dopo Coronavirus. Ma cosa non sarà più come prima? E poi, in meglio o in peggio? Per chi e, poi, come?

Milano ce la può fare. Milano ce la farà?
Siamo convinti che Milano abbia tutte le energie umane, culturali ed anche economiche – malgrado l’attuale situazione – per risolvere i problemi cittadini. Ma, allora, perché questa nostra Milano va a due e, magari, anche a tre velocità?
Perché «Milano è come un operoso alveare, con tante celle che non comunicano tra di loro. Una Milano che non fa sistema. (…) Se Milano è la Cerchia dei Navigli, va da sé che già le periferie sono luoghi sconosciuti, luoghi marginali e tenuti ai margini», come rilevato puntualmente da una ricerca dall’Istituto Ipsos in occasione del Forum Brand Milano 2015, promosso dal Comune di Milano.

Milano eccelle nei “progetti”, ma difetta nei “processi organizzativi”.
Ecco, il tempo presente ha evidenziato che Milano ha capacità di sacrificio, solidarietà e creatività, alimentando anche lo storytelling. Nello stesso tempo, sono anche aumentate le occupazioni abusive delle case popolari, riproponendo problemi sempre uguali a se stessi. Quindi, ancora una volta Milano ha manifesta la grande capacità di realizzare specifici progetti, ma rimane irrisolto il tema della complessità, che chiede cambiamenti strutturali che tengano insieme i vari aspetti della realtà ed anche i vari soggetti (dal Prefetto al gruppo di amici che paga le bollette di alcune famiglie bisognose) con la definizione dei relativi processi organizzativi, anche della struttura del Comune di Milano.

Dal Ponte di Genova a Ponte Lambro
Proprio in questo periodo, abbiamo assistito alla realizzazione del Ponte di Genova, originato da un’idea di Renzo Piano, che è stato costruito in quattro e quatt’otto, dimostrando che è possibile fare e che si è capaci di fare. Ma, allora, come mai il progetto per le case popolari di Ponte Lambro, sempre originato da un’idea di Renzo Piano, rimane incompiuto dopo vent’anni e malgrado siano stati investiti 31 milioni di euro! Proviamo a rispondere magari partendo dalla relazione programmatica “Muovere Ponte Lambro”, che nell’arco di 93 pagine ne aveva definito i vari aspetti. Perché se non entriamo nel merito di cosa frena o blocca tutto, siamo condannati a ripetere gli errori. E non solo a Ponte Lambro.

“La realtà si capisce meglio non dal centro, ma dalle periferie”
Le periferie devono essere ben comprese nella loro reale complessità ed articolazione, approfondite ed agite, per poterne cogliere la specifica dimensione cittadina. Le Periferie: è su questa grande parte della città abitata dalla maggioranza dei milanesi, che poniamo l’attenzione. Un territorio articolato in 155 antichi Borghi e nuovi Quartieri: perché Assiano è Assiano (chi lo conosce? Eppure è stato Comune autonomo fino al 1841) e Basmetto non è Gratosoglio, tanto per esemplificare.
Periferie anche destinatarie di importanti affermazioni di principio, che però rimangono eluse da regolamenti che le contraddicono. Periferie che non sono delle start-up, ma realtà complesse ed anche complicate, con i quartieri popolari che non possono continuare ad essere “riempiti” da persone con fragilità, pensando che i problemi possano essere risolti con qualche generoso intervento del terzo settore. Periferie troppo frettolosamente derubricate a “quartieri”, ma quartieri sono anche Brera o il Verziere e non sono la stessa cosa. Periferie che neppure sono sinonimo di degrado, bensì di lontananza, come dimostrato dal Cavallo di Leonardo a San Siro, imponente, ma dimenticato per venti anni.

“dalle Periferie, per Ripartire”
Ma, cosa vuol dire “nulla sarà come prima”? Perché c’è il solito enorme problema burocratico-organizzativo-normativo che deve essere risolto per favorire l’azione di chi opera nelle periferie.
Quindi, a partire da una pluriennale esperienza operativa e di metodo maturata sul campo periferico, Consulta Periferie Milano, anche recependo e valorizzando vari apporti, ha elaborato e presenta un “Decalogo” di proposte normative e strutturali (a costo zero): organizzazione dei Municipi, “progettazione partecipata”, comunicazione iniziative, locazione spazi alle associazioni, Cosap, Siae, case popolari e anche una School City. Proposte puntuali, anche di dettaglio, perché i problemi nascono nelle pieghe dei regolamenti applicativi. Proposte elaborate con una visione sistemica e, proprio per questo, attuabili anche singolarmente. Allora, “nulla sarà come prima”, perché le Periferie non rimangano solo “buone intenzioni”.

Qui il documento integrale Decalogo “dalle Periferie, per Ripartire”

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