Mar 162017
 

Lo scorso 7 marzo, nel corso dell’audizione della Commissione Periferie della Camera dei deputati svoltasi in Prefettura, Consulta Periferie Milano ha posto all’attenzione alcuni spunti di riflessione operativi – il cui testo completo è riportato di seguito – a partire dall’iniziativa attuata sul campo nel corso di questi lustri: dall’antiraggiro anziani in collaborazione con la Polizia di Stato, ai doposcuola, ai concerti, all’abitare.

IL DOCUMENTO:

Commissione monocamerale di inchiesta sullo stato della sicurezza e del degradodelle città italiane e delle loro periferie
Audizione – Prefettura di Milano, martedì 7 marzo 2017
Consulta Periferie Milano

Sottoponiamo all’attenzione alcuni spunti di riflessione operativi, a partire dall’iniziativa attuata sul campo: dall’antiraggiro anziani in collaborazione con la Polizia di Stato, ai doposcuola, ai concerti, all’abitare.

INCOMUNICABILITA’
Un’indagine Ipsos – attuata in concomitanza del Forum Brand Milano, promosso nel 2015 dal Comune di Milano – ha definito “Milano è come un operoso alveare, con tante celle che non comunicano tra di loro. Una Milano che non fa sistema (…). Se Milano è la Cerchia dei Navigli, va da sé che già le periferie sono luoghi sconosciuti, luoghi marginali e tenuti ai margini”.

FARE SISTEMA
Periferia non è sinonimo di degrado. Diciamo che la periferia è sostanzialmente lasciata a se stessa. A Milano c’è tutto, ma non dappertutto. Le periferie hanno bisogno di uno sguardo altro, di un’azione strutturata e sistemica: numerose realtà operano nelle periferie e lo fanno anche bene. Ma, se ci si passa il termine calcistico, ciascuno organizza la propria squadra o organizza qualche torneo con i propri vicini, comunque cosa buona. Ma, le periferie hanno bisogno di uno sguardo complessivo: bisogna organizzare il “campionato di calcio”, dove artefici sono le squadre, ma servono gli arbitri, il calendario e tutto il resto. Altrimenti si rimane come adesso, nella frammentazione, con i problemi sempre lì, anche peggiorati. Allora, bisogna avere un approccio “strutturale”, distinto dalle rincorse “emergenziali”. Altrimenti, ci condanniamo ad avere un gigante, capace di promuovere grandi iniziative ed eventi, ma con i piedi d’argilla, dove i deboli li troviamo più spesso nelle periferie.

MUNICIPI
Gli interventi, oltre ad essere lanciati, devono essere accompagnati “giorno dopo giorno”. Allora, nell’ “amministrazione delle periferie” strategici sono i Municipi, se non rimarranno un’incompiuta come i Consigli di Zona. Infatti, se la condizione delle periferie delle grandi città si presenta piuttosto differenziata, «comuni sono, invece, i punti deboli di uno sviluppo equilibrato riferibili sia alla mancanza di identità, che all’assenza di un’organizzazione amministrativa adeguata (la cosiddetta “governance”), che abbia l’obiettivo di definire una strategia complessiva» (Libro bianco sulla governance europea, Commissione Europea 2001). Nell’evoluzione amministrativa di Milano, le attuali periferie, che hanno un’articolazione di 100 quartieri, sono il frutto dell’annessione al Comune di Milano (attuale Centro) dei comuni limitrofi avvenuta, in particolare, nel 1923, con l’espropriazione delle relative Amministrazioni comunali, con l’accentramento a Palazzo Marino. Il primo che non fa sistema con le decine di funzioni comunali operanti sul medesimo territorio è proprio il Comune di Milano, organizzato centralisticamente. Allora, è necessario restituire ai territori degli ex Comuni le relative centralità amministrative, naturalmente nel contesto del Comune di Milano e della Città Metropolitana (nel biennio 2007-2008, CPM ha dedicato uno specifico “percorso” di riflessione organizzativa articolato in 7 convegni nei vari Consigli di Zona).

CONSULTA PERIFERIE MILANO
Nel 2005, a partire da un precedente percorso pluriennale attuato nell’ovest di Milano, 9 associazioni culturali, del volontariato sociale, commercianti di via e comitati di quartiere (attualmente sono 35), hanno deciso – oltre alla loro attività istituzionale svolta nelle periferie – di dedicare attenzione alle periferie nella loro complessità. Quindi, CPM non è una rappresentanza, anche se può essere intesa come tale, poiché ci sono consolidati rapporti ed iniziative condivise con altre 150 realtà, ne un’iniziativa di mutuo soccorso, infatti viene richiesto di dare qualcosa, non di ricevere. Invece, è un metodo di lavoro: i problemi sono noti, proviamo a metterci dalla parte delle soluzioni. All’inizio, il disegno non era prestabilito, ma la consapevolezza era ed è che – in particolare la classe dirigente cittadina – non ci si può interessare delle periferie solo quando scoppia un’emergenza. Allora, gli obiettivi sono:

– dare stabile attenzione alle Periferie
– portare a livello cittadino il tema “periferie”
– attivare iniziative di promozione delle periferie
– porre attenzione all’organizzazione dell’Amministrazione del territorio.

Cosa fa CPM? Tocchiamo vari aspetti, sulla scorta delle capacità espresse dai promotori di CPM (qualcuno dice che ci occupiamo di troppe cose, ma questa è la complessità delle periferie).

Tre esemplificazioni:

INFORMAZIONE –Avviata una “mappatura” di associazioni/istituzioni, al momento con oltre 900 segnalazioni sul sito www.periferiemilano.com, articolata per ciascuna delle 8 Zone “periferiche”: ciascuno può conoscere ciò che gli accade intorno. C’è anche un Calendario che, quando lavoriamo bene, riporta anche 200 appuntamenti mensili ad ingresso gratuito promossi da associazioni, biblioteche, ecc.

CONNESSIONE – Promossi oltre 150 incontri (30 nel 2016) per affrontare in un’ottica periferica specifici temi (cultura, sociale, abitare), favorendo la connessione e la progettazione partecipata, ma anche lo studio, per esempio grazie alla disponibilità di docenti universitari o altri che hanno scritto libri sulle periferie (in particolare, 17 appuntamenti nel periodo 2013-16 all’Urban Center di Milano in collaborazione con l’Ufficio Relazioni con la Città del Comune di Milano).

INIZIATIVA – Per esempio, l’animazione musicale. Iniziativa avviata nel 2009 a seguito di in convegno, presente l’Assessore alla cultura Finazzer Flory e 70 tra rappresentanti di associazioni culturali, Presidenti di Consigli di Zona e di Commissioni Cultura: l’obiettivo era ed è di costruire un’iniziativa articolata nelle diverse periferie cittadine. Da allora, con la Rassegna Concerti in Periferia (8 edizioni) ed altre articolazioni, sono stati promossi o messi a fattor comune quasi 600 concerti ad ingresso libero in 40 sedi periferiche (Ville, Cascine, Chiese, Associazioni, anche allo scopo di farle conoscere, perché i milanesi non conoscono Milano, ma è un nostro difetto, rilevato da Bonvesin da la Riva già nel 1288). Di questi, 100 concerti nel 2016, con una previsione di 130-140 nel 2017. Il tutto grazie alla condivisione di 50 associazioni ed enti e, nota particolare, alla disponibilità di 40 cori amatoriali nell’ambito di “CoriMilano”, che non è un’associazione di Cori, ma uno strumento per fare cantare i cori per le periferie.

PROSSIMA INIZIATIVA
Segnaliamo il prossimo convegno del 23 marzo nella Biblioteca di Baggio su “Doposcuola, difficile esistenza?”). Si sa che i doposcuola ci sono e che sono importanti. Ma, nessuno sa che a Milano sono 200 (20-30 per Zona), offrendo un accompagnamento non solo scolastico a circa 8.500 bambini. Tanto meno si conoscono le relative necessità operative, che così vengono poco considerate dai bilanci pubblici. Come poco conosciuta, per esempio, anche la realtà dei teatri professionali o amatoriali in periferia, che ne conta 100, anche se neppure i teatranti lo sanno. Mancano, infatti, visione e conoscenza complessive.

CENTRO STUDI PERIFERIE
In questi lustri di attività, CPM ha maturato e sedimentato significative conoscenze metodologiche e quantitative. A tale proposito, in questo 2017 prende avvio l’attività del Centro Studi Periferie, al fine di dare un contributo “operativo” di conoscenza all’iniziativa di promozione delle periferie e di divulgazione.

TAVOLO PERIFERIE MILANO
Ma CPM è solo un elemento. Per questo, dal 2013 abbiamo contribuito alla costituzione del Tavolo Periferie Milano. Attualmente vede la partecipazione di 10 soggetti: realtà imprenditoriali, cooperative e sociali cittadine con articolazione territoriale come Confcommercio Milano, Legacoop Lombardia, Coordinamento Comitati Milanesi, Consulta
Periferie Milano, Associazione Coordinamento Abitando ERP, Caritas Milano, centri studi come Meglio Milano ed espressioni dello sport come la Federazione Lombarda di Pallavolo, nonché dell’università come Mapping San Siro-Politecnico di Milano e Peri_Bicocca-Università degli Studi di Milano-Bicocca (il mondo dell’Università, con i suoi 200.000 studenti e 15.000 docenti, nell’ottica della didattica sul campo, è una vera risorsa per Milano che va utilizzata, che può contribuire a migliorare la condizione delle periferie, come dimostrano alcuni esempi già in essere). Nel 2013-2016, il TPM è stato ospitato e partecipato dall’Ufficio Relazioni della Città del Comune di Milano. Adesso vedremo.

BUROCRAZIA
Chi agisce nelle periferie intreccia il proprio cammino con la “burocrazia”. Ma le regole, generalmente costruite per altro, spesso ingabbiano e mortificano chi opera, in particolare il volontariato. Quindi, le regole devono essere costruite per favorire il dispiegarsi delle energie. Invece, tutto viene bloccato:

1. Se alcune associazioni intendono promuovere un’iniziativa per il Quartiere, ma il Comune chiede €. 5.000 euro per l’occupazione del suolo pubblico (che fa riferimento anche a disposizioni nazionali);
2. Se, per utilizzare spazi alla Fabbrica del Vapore per un’iniziativa in favore degli anziani, il Comune, tanto per iniziare, chiede le tavole planivolumetriche firmate da un professionista che costano € 1.500 (ma se la Fabbrica del Vapore è del Comune perché le chiede, non le ha già?). Ma, allora, non parliamo di desertificazione del territorio o di importanza dell’associazionismo. La burocrazia deve aiutare la periferia!

BUROCRAZIA-EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA
Milano ha uno sfitto ERP di circa 6.500 appartamenti (oltre a 4.000 occupati abusivamente) e di 1.000 negozi/spazi artigianali. Ma MM e soprattutto Aler hanno impostazioni burocratiche controproducenti.

1. Alla Cooperativa Dar=Casa, che gestisce già 400 appartamenti ERP, nel 2016 ne sono stati assegnanti altri 100 alla Barona nell’ambito della realizzazione di un nuovo progetto di housing sociale, ma la richiesta era del 2006, 10 anni prima: un tempo ragionevole dovrebbe essere di 2 anni (altrimenti, come si possono fare programmi?).
2. Lo spazio ex Omni di Via Zamagna (Aler San Siro), abbandonato al degrado da lustri, doveva essere destinato a sede del Centro Psico Sociale, visti i circa 800 pazienti con problemi di salute mentale in carico. Ma anche il tentativo del 2013 è andato a vuoto per le reciproche incongruenze “burocratiche” delle parti interessate (Comune, Regione, Aler, Ospedale Fatebenefratelli) e la mancanza di un decisore finale.
3. Dal 2012, CPM sta proponendo ad Aler di assegnare 50 monolocali del Quartiere San Siro (dichiarati sfitti dalla stessa Dirigenza Aler, ma a Milano sono 500), per esempio a studenti/diplomati del Conservatorio disponibili a tenere concerti nel quartiere: tirandola un po’, il Quartiere San Siro potrebbe diventare il quartiere dei musicisti, invece che delle occupazioni abusive; ciò, nell’ambito del Progetto “Abitare popolare periferico”, in un’ottica di rigenerazione socio-abitativa (perché non può esserci una concentrazione del disagio), Però, ad oggi c’è il nulla di fatto e neppure qualche risposta.
4. Anche il G124 del senatore Renzo Piano non sembra avere miglior considerazione dalle istituzioni, malgrado tutto il lavoro svolto per un anno da quattro “architetti condotti” al Giambellino-Lorenteggio, dove si prevede un investimento di €. 95 milioni (dei complessivi 356 milioni per i cinque macro-progetti del piano “Fare Milano”). Ma, per evitare il ripetersi di errori sociali ed investimenti improduttivi, deve essere fatto un rendiconto pubblico dei precedenti Contratti di Quartiere avviati nel 2004 con un investimento di €. 265 milioni, per vedere cosa è andato bene e cosa è andato male, come tra l’altro la inadeguata gestione dei Quartieri di edilizia residenziale pubblica San Siro e Mazzini dimostra.
5. La cooperazione abitativa (una storia centenaria, che a Milano gestisce 8.000 appartamenti) rappresenta un significativo metodo gestionale: per esempio, ha destinato spazi per centri culturali, biblioteche, teatri, doposcuola. Quindi, può offrire importanti indicazioni operative. Peraltro, malgrado segnalazioni ed inviti, le istituzioni competenti (tra le altre, Aler e MM) non si sono rese disponibili all’ascolto.
6.“Paradosso Aler”: pur essendo ente economico, non viene misurato sul patrimonio sfitto, anche se spesso paga le relative spese condominiali (esempio: oltre € 11.000 all’anno per uno spazio commerciale sfitto ormai da 10 anni in quel di Quarto Cagnino, cioè oltre €. 110.000! Ma gli spazi sono due e, quindi, lo spreco è stato di oltre €. 220.000). Intanto, gli spazi commerciali ed artigianali vuoti di MM ed Aler sono circa 1.000: insomma, spese milionarie per mantenere lo sfitto, il vuoto, aggravando i conti economici, mentre potrebbero essere preventivate facilitazioni con “locazioni di ingresso” rivolte a nuove attività commerciali/artigianali.

Tutto ciò, lascia spazio all’abusivismo: dai racket di quartiere che controllano il mercato delle occupazioni abusive, all’antagonismo politico che ammanta di presunte giustificazioni i propri abusi. Allora, è urgente un cambiamento di impostazioni e di normative. Intanto, chi rispetta le regole continua ad essere penalizzato.

Grazie per l’attenzione.

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