Ott 072014
 

Come si usa dire “il dado è tratto”: dal prossimo 1 dicembre la gestione delle case popolari di proprietà del Comune di Milano (28.791 alloggi, 1.226 negozi/laboratori, 8.632 box/posti auto) passerà a Metropolitana Milanese, mentre Aler continuerà a gestire il patrimonio edilizio di propria spettanza/Regione Lombardia (41.783 alloggi, 1.697 negozi/laboratori, 4.253 box/posti auto).

Speranze e dubbi si aggrovigliano («Adesso ci saranno inquilini di serie A e di serie B?»), che il presidente di Metropolitana Milanese, Davide Corritore, ha cercato di dissipare in una partecipata assemblea promossa dal CO.A.A.S (Comitati e Associazioni per l’Autorganizzazione Sociale) lo scorso sabato 4 ottobre, presente lo stato maggiore del Comune di Milano con gli Assessori Benelli (Casa), Majorino (Politiche sociali) e Rozza (Lavori pubblici), unitamente a Limonta (Ufficio Relazioni con la Città) [scarica e ascolta l’intervento di Davide Corritone].

Tra i numerosi interventi, segnaliamo l’appello molto sintetico di Luigi: «Non lasciateci soli!».

Infatti, crediamo che, alla fine dei conti (ed è di 80milioni di euro il “conto” che dovranno pagare i milanesi), il problema sia proprio questo: se Milano, nel suo complesso, fosse stata una città “attenta”, con una attenta “classe dirigente” (intesa in senso più ampio: istituzionale, economica, culturale ed anche dell’informazione), probabilmente non avremmo accumulato un patrimonio abitativo pubblico (Aler/Regione Lombardia e Comune di Milano, da vedere insieme, perché sempre a Milano sono) di circa 8.500 appartamenti inutilizzati, oltre a spazi commerciali, box ed altro ancora.

Invece, questo è il risultato di una sostanziale indifferenza nei confronti di interi quartieri “periferici”, lasciati in condizioni socio-abitative precarie o addirittura pericolose, dove spadroneggiano i vari “signori” delle occupazioni abusive.

Ma, se il “problema” è stato causato dall’indifferenza della città nel suo complesso, la “soluzione” potrà fondarsi in una ripresa di attenzione di Milano (dall’Università fino alla Prefettura, per evidenziare che non può mancare nessuno, perché c’è bisogno di sicurezza ed anche di cultura). E’ anche necessario superare consolidati “particolarismi” di soggetti che, pur rappresentando interessi legittimi, sono stati oggettivamente “parte del problema”, mentre è necessario coinvolgere chi ha già dimostrato di “saper fare”, come il mondo della cooperazione abitativa, per definire dei modelli gestionali efficienti ed efficaci (v. Progetto “Abitare popolare periferico”): “Non si risolvono i problemi utilizzando la stessa mentalità e gli stessi metodi che li hanno creati”.

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