Gen 212013
 

«Ma questo è il paradiso!» ha esclamato Dario Martinalli, presidente di Asco San Siro, lo scorso 12 novembre al primo degli appuntamenti mensili del ciclo Periferia InConTra. E dove si trova questo presunto “paradiso”? Il tema affrontato era quello dell’abitare popolare nei quartieri periferici. Perché, ed è storia purtroppo nota, sul tema dell’ “abitare” a Milano abbiamo molte risorse pubbliche che di pubblico hanno ben poco. Un esempio? Quasi 5.000 appartamenti di proprietà di Comune e Aler sono vuoti, spesso “lastrati”, cioè con la porta d’ingresso sigillata con una lastra di alluminio. Ma, quel che è peggio, se ci può essere una classifica del peggio, è che decine di migliaia di persone che “dimorano” nei quartieri cosiddetti “popolari”, spesso persone delle fasce più deboli della popolazione, vivono tra intimidazioni e soprusi.

D’altra parte, ci sono realtà che gestiscono l’abitare popolare in periferia, dove appartamenti lasciati liberi non ce ne sono, tanto meno occupati abusivamente. Come nel caso della Cooperativa Abitare, che gestisce oltre 2.700 appartamenti tra Affori, Dergano e Niguarda. Certo, la casa non è intesa solo come un tetto sotto il quale dare riparo alle persone. Non è solo un problema di dove si abita, bensì anche di come si abita. E di chi gestisce come. Infatti, ha illustrato Giovanni Poletti, presidente di Cooperativa Abitare, la scelta operata è stata quella di investire in spazi per arricchire di “presenze” i cortili: c’è lo spazio per il teatro, lo spazio per i centri culturali, lo spazio per la biblioteca, lo spazio per l’associazione che si occupa di persone disabili o che distribuisce i pasti agli anziani, giusto per citarne alcune. E’ chiaro che, grazie a queste presenze, si arricchisce il tessuto sociale e, in estrema analisi, migliora la condizione di vita soprattutto dei più deboli.

Allora, gestire bene l’abitare popolare periferico è possibile e c’è chi lo sa fare: invece di tenere spazi vuoti si può decidere di destinarli ad attività sociali e culturali, un investimento redditizio e lungimirante.

L’ideale proseguimento di questo discorso avrà luogo oggi (lunedì 21 gennaio 2013, ore 18, presso l’Urban Center del Comune di Milano) con il secondo appuntamento della rassegna Periferia InConTra e la presentazione del volume La città abbandonata (a cura di Mauro Magatti, Il Mulino, 2007), che costituisce la fase finale di una ricerca condotta dalla Caritas Italiana in collaborazione con i ricercatori dell’Università Cattolica di Milano. Nella ricerca, le periferie sono presentate e raccontate in forma di storie di quartieri italiani nei dieci rapporti di ricerca locale, una mappa sulla dislocazione e sulle mutazioni delle periferie italiane alla quale è allegato un CD-rom che contiene testi di approfondimento unitamente ad un’ampia selezione di materiale fotografico.

Perché la vita umana è sempre più vita urbana e in questo contesto i flussi di uomini, cose, luoghi, funzioni e culture aspirano a diventare, secondo gli autori “il luogo del vivente, sistema di opportunità, contenitore di possibilità, rinunciando a qualunque identità e consistenza preordinate, viste come degli obiettivi impedimenti alla dinamica del possibile”.

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