Mag 112018
 

I problemi delle Periferie? C’è un nodo organizzativo che il Comune di Milano non riesce a sciogliere, almeno da 50 anni, dall’introduzione dei Consigli di Zona. Nel 2010 ci fu un “tavolo” per Via Padova, senza seguito. Nel 2018 il “test” Niguarda avrà maggiore fortuna?

Così, il quartiere di Niguarda ha assunto il ruolo di “test” per sperimentare un’iniziativa che possa essere poi utilizzata a favore di tutte le periferie milanesi. Quindi, un “test” che speriamo possa essere proficuo, ma che, giunti nel 2018, rende anche evidente lo stato di incompiutezza della capacità della città, nel suo insieme. Una città che, in molte delle sue articolazioni, sta cercando con fatica di individuare modalità operative da percorrere che, però, devono abbracciare la totalità delle periferie.

FRAMMENTAZIONE
Infatti, è necessario superare la logica degli interventi frammentati e frammentari, meno difficili da realizzare e che possono anche essere annoverati tra le cose fatte. Ma, proprio la realtà dei fatti testimonia che i vari interventi attuati, anche con centinaia di milioni spesi, lasciano indefiniti ed irrisolti i termini per l’affronto di una realtà complessa ed anche contraddittoria come quella delle periferie. Una realtà che non può essere affrontata con le modalità di realizzazione di prodotti o eventi, cose che Milano ha dimostrato di essere abilissima nel fare. Ma, ne siamo convinti, Milano ha anche tutte le energie e le risorse per dare un contributo risolutivo alla realtà delle periferie.
Peraltro, se ciò non è ancora avvenuto, vuol probabilmente dire che non è stato individuato un “metodo” adeguato.

IMPEGNO
Proprio in tale direzione, daremo certamente il nostro contributo propositivo alla realizzazione del “test” Niguarda, anche alla luce di oltre dodici anni di intensa attività di attenzione operativa alle “periferie urbane” di Milano. Un’attenzione operativa che, da una parte, è stata dispiegata attraverso una vasta azione di connessione tra chi è attento e chi opera direttamente nelle periferie, tra l’altro con la promozione di 100 convegni e seminari di approfondimento tematico, ma sempre con un orizzonte periferico “cittadino”; dall’altra, ha visto la promozione di molteplici e diversificate iniziative, grazie alla collaborazione e condivisione di circa 150 enti/associazioni, tra le quali oltre 700 concerti ad ingresso gratuito. Insomma, una consolidata stratificazione, sia metodologica, sia operativa.

CONSIDERAZIONI
Proprio a tale proposito, poniamo all’attenzione alcune considerazioni. Da quando, nel 2005, costituimmo Consulta Periferie Milano, non sono stati pochi i rilievi che da più parti – politiche e sociali – ci sono stati mossi per il fatto di aver utilizzato il termine “periferie”. Un termine un po’ superato, secondo alcuni, ed anche negativo. Insomma, quei territori, quei luoghi, sarebbe stato meglio chiamarli quartieri, magari conurbazioni. Insomma, usare termini più neutri, meno squalificanti. Peraltro, ci siamo sempre sentiti in “buona compagnia”: dal Presidente di Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, al Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, dall’architetto Renzo Piano al card. Dionigi Tettamanzi (nel dicembre 2006 dedicò alle periferie un intero Discorso alla Città, presenti tutte le autorità cittadine, provinciali e regionali, ma che non ne fecero un gran tesoro). In buona compagnia anche di chi non ci saremmo mai aspettato, come Naomi Campbell che, nel dicembre 2008, giunse al Parco di Trenno ad inaugurare la mostra “La Periferia al centro”.

DAL GALLARATESE AL LORENTEGGIO
L’iniziativa di costituire Consulta Periferie Milano prese le mosse dopo un precedente quinquennio di attività (2000-2005), in particolare con il Coordinamento Milano Ovest (costituito da 25 associazioni di varia estrazione, operanti dal Gallaratese, passando per Baggio, fino al Lorenteggio). Infatti, giungemmo alla conclusione che i problemi della periferia ovest – per come era ed è conformata, ma soprattutto organizzata, una seppur piccola metropoli come Milano – non si risolvevano all’ovest, magari facendo “rete”, cosa che rimane pur importante. Invece, era necessario provare a praticare un metodo diverso. Peraltro, delle citate 25 associazioni, solo 8 decisero di rendersi disponibili a percorrere un nuovo cammino, tutto da costruire, con la sola consapevolezza della necessità di avere uno sguardo che andasse oltre il luogo della propria iniziativa, che abbracciasse l’orizzonte periferico (Asco Rembrandt, Asco Rubens, Asco San Siro, Associazione culturale Il Rile, Centro culturale don Bignetti, Centro studi ConMilanoOvest, Circolo MilanoPolis e Comitato Quartiere Valsesia, nonché la Fondazione Perini, storica presenza di Quarto Oggiaro).

“PERIFERIE URBANE”
Ma, il temine “periferie” si presta a varie interpretazioni: il MIT di Boston ha conteggiato circa duecento accezioni del termine periferie, talvolta anche contraddittorie. E, in questo vortice periferico, non è sempre facile ritrovarsi, anzi è più facile disperdersi. Per quanto ci riguarda, ci riferiamo alle “periferie urbane”, che sono parte di una grande città, di una metropoli, anche se piccola, come Milano. Quali sono le periferie urbane? L’unico ente che ha individuato i relativi confini è l’Agenzia delle Entrate, che ha suddiviso Milano in Centro Storico, Centro, 4 Semicentri e 4 Periferie, queste ultime dalla cerchia della linea Atm 90/91 fino ai confini comunali.

DOPO UN DECENNIO
Abbiamo ripercorso un po’ di storia e raccontato qualche aneddoto, perché è trascorso oltre un decennio e le cose sono un pochino cambiate. Certamente, c’è maggiore attenzione e le periferie sono entrate tra le priorità sia dell’Amministrazione comunale, sia del Governo nazionale. Peraltro, tutte le problematicità e l’insoddisfazione manifestate dal Sindaco Sala a quasi due anni dall’inizio del suo mandato, rendono evidente che non si è ancora trovato il bandolo della matassa, il “metodo”.

“TEST” NIGUARDA
Adesso siamo al “test” di Niguarda, quartiere indicato dal Sindaco Sala a seguito di una richiesta di Carlo Sangalli, che non ha perso l’occasione per porre l’attenzione operativa verso il “rilancio delle periferie, forse la sfida più importante e difficile di Milano”, proponendo di concentrare gli sforzi su un ‘quartiere test’ per rendere visibili i miglioramenti e realizzare un modello di riferimento. Adesso, a Niguarda c’è più fermento del solito, perché si confida in questa occasione, per certi aspetti imprevista, per avere risposta a necessità decennali ed anche gli enti centrali del Comune si stanno muovendo. Però, si rischia di puntare sullo straordinario per ottenere l’ordinario.

“TAVOLO” VIA PADOVA
In proposito, richiamiamo un precedente. Nel 2010, dopo un grave fatto di sangue accaduto in Via Padova, l’allora Sindaco Moratti, dopo aver incontrato una ventina di associazioni, fece istituire dalla Direzione Generale del Comune di Milano un “tavolo” con la partecipazione di numerosi Direttori Centrali: Aree Cittadine e Consigli di Zona; Attività produttive, Politiche del lavoro e dell’occupazione; Famiglia, Scuola e Politiche sociali; Polizia Locale e Sicurezza; Mobilità, Trasporti e Ambiente; Pianificazione e Controllo; inoltre, i settori Commercio, Casa, Cultura, Relazioni internazionali e Sport. Insomma, tutti impegnati per rispondere ad un’emergenza. Nell’occasione, convocammo a Figino un apposito convegno (“Dopo Via Padova, che succede?”), proponendo una riflessione sull’organizzazione comunale, affinché in tutta la città si rendesse sistematica e non occasionale l’azione congiunta delle varie funzioni dell’Amministrazione comunale presenti nelle medesime Zone. Insomma, adeguare il metodo organizzativo che, invece di rincorrere i problemi dal centro, cerchi di prevenirli dal territorio.

ASSESSORI
Poi, certo, c’è magari un Assessore comunale di buona volontà, che mette un proprio ufficio distaccato in un quartiere periferico, per manifestare la propria vicinanza anche “fisica”. In proposito, rammentiamo un’analoga situazione verificatasi nel 1998 (altro millennio, i Consigli di Zona erano ancora 20), quando, per l’impossibilità di costituire una maggioranza, alcuni Consigli di Zona vennero commissariati dagli Assessori, che si insediarono fisicamente nelle varie sedi “periferiche”. Uno di questi Assessori, che fece alcuni interventi per la Zona commissariata, osservò che era in grado di poter attuare gli interventi non per il ruolo e le competenze di “Commissario” del Consiglio di Zona, bensì per le competenze che aveva come Assessore comunale (e non fece un buon servizio alle periferie perché accorgendosi del problema organizzativo, non operò per modificarlo).

QUESTIONE
Allora, il punto è proprio questo: se non c’è un’organizzazione stabile ed operativa sul territorio con prerogative analoghe a quelle di un Assessore, tutto rimane come prima. Quindi, il “test” Niguarda dovrà anche lasciare al Municipo 9 le prerogative oggi in capo al Comune di Milano che avranno consentito, speriamo, di dare risposta ai problemi di Niguarda, a partire da quelli di ordinaria gestione. Infatti, se l’organizzazione politico-amministrativa  del Comune di Milano rimarrà sempre la stessa, cioè centralistica, arroccata a Palazzo Marino e dintorni, cioè analoga a quella di 150 anni fa, quando Milano aveva un’estensione inferiore a 10 km², rispetto agli attuali 181, il “test” andrà ad allungare l’elenco delle occasioni perse. Non solo per i 100 quartieri delle periferie cittadine, ma neppure per Affori o Bruzzano, ed i fatti sono lì a dimostrarlo, da lustri, da decenni. Ma, confidiamo che Milano non perderà questa opportunità, cambiando “metodo”, facendo “sistema”.

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